L’approccio umanistico allo smoke management, da buona prassi a differenziale competitivo
I frequentatori di questo blog ormai lo sanno. Mi piace avere un rapporto diretto con il lettore, cercando di umanizzare un argomento che spesso viene ritenuto troppo tecnico e freddo.
Quindi, ancora una volta, introduco l’argomento di questo post con una domanda diretta a te che sei davanti allo schermo: hai mai sentito parlare del “butterfly effect”? No, non mi riferisco al film di fantascienza dallo stesso titolo, ma a quella teoria secondo cui il semplice battito d’ali di una farfalla in una parte del mondo può provocare uno spostamento d’aria che innesca una serie di spostamenti d’aria sempre più grandi, apparentemente scollegati tra loro, fino ad arrivare alla creazione di un uragano dall’altra parte della terra. Esagerata come teoria secondo te? Forse…
Sicuramente è un po’ iperbolica, ma nella sua semplicità aiuta a comprendere come, chi lavora come me, come noi, con sistemi antincendio, dovrebbe essere capace di prevedere effetti molto più a lungo raggio, per evitare appunto che il battito d’ali diventi uragano.
Do per scontato che tu sappia cosa si intende per legge con “sistema antincendio”, quindi non voglio perdere tempo spiegando una cosa a disposizione di tutti. Facendo qualche ricerca online o visitando altre pagine di questo blog, si possono trovare tutte le normative, i decreti ministeriali e quant’altro vigente, spiegati passo passo o commentati in alcuni case history.
Per questa ragione oggi ti propongo di fare un passo in più.
Oggi propongo uno scarto di lato, investendo il tuo tempo per donarti degli spunti per evolverti. Per permetterti di avere una visione più olistica e dall’alto sul nostro mestiere. Un qualcosa che sappia coniugare funzionalità e approccio umanistico, quasi empatico, verso i sistemi di controllo del fumo e del calore, e forse, forse per tutti i sistemi antincendio.
Ecco, la funzionalità. Per raggiungerla non sempre basta rispettare le normative, anzi… Spesso ciò ci porta dritti verso vicoli ciechi. Perché se installo un impianto che è perfetto, funzionale e risponde a tutte le normative. Poi installo un impianto di spegnimento che allo stesso modo rispetta le normative e li metto insieme, questi insieme non funzionano. Ho fatto il giurista e rispettato tutti i dettami normativi, ma non ho salvato le vite umane o ho aggravato il rischio illudendomi di averlo mitigato?
Ecco che per raggiungere la funzionalità fare il compitino non basta. Serve altro. Serve considerare tutte le caratteristiche tecniche dell’edificio, della zona, ma anche sapersi mettere nei panni di chi andrà a ricoprire i diversi ruoli nella filiera del sistema antincendio. Ecco perché ho parlato di approccio umanistico empatico!
Sì perché è vero che metto il sistema per salvare vite umane
- Ma anche per rispondere a un’esigenza del cliente;
- Che è un’esigenza burocratica e formale del professionista antincendio;
- Che è esigenza dimensionale del tecnico qualificato;
- Ed esigenza dell’impresa che lo rende attivo questo sistema;
E poi ancora:
- Che è un’esigenza dell’ufficio acquisti che magari deve tentare di risparmiare sul prezzo ove possibile;
- Che è anche un’esigenza dell’installatore, perchè ad esempio portare sulle spalle un pezzo a 190kg in centro a Firenze come a Milano o Roma, in ZTL senza gru, rende il lavoro più difficoltoso;
- È un’esigenza del collaudatore che deve vedere che il sistema funziona;
- Ed è un’esigenza del manutentore che se lo deve mettere in pancia per fare tutte le operazioni che lo mantengono funzionale ed efficiente nel tempo, per poi ritornare alle esigenze del cliente per le successive certificazioni.
Perché in ultima istanza, quando vai a controllare i documenti in ognuno di questi passaggi, le carte sono sempre tutte a posto, ma c’è differenza tra rispettare la norma e l’effettivo funzionamento del sistema.
“A che pro?” mi dirai. Quello di rendere non solo i nostri progetti più sicuri, ma anche di migliorare le nostre abitudini e cognizioni sulla professione, magari instaurando circoli virtuosi che ci facciano riconoscere come azienda capace di fare quello “scarto di lato” rispetto alla concorrenza a cui accennavo poco fa.
Quando i miei clienti consigliano Aernova mi emoziono, non solo perché è sempre bene essere felici di fare il proprio lavoro o per meri motivi economici, ma perché capisco che queste buone pratiche danno un ritorno d’immagine all’azienda tutta in quanto capaci di fare quel miglio in più che in molti non vogliono o non possono fare.
Per concludere, torno sul butterfly effect, nome bellissimo per altro, capace di mostrarci come una piccola variazione a monte, si ripercuote su tutta la filiera. Perché quindi non lavorare tenendo conto delle esigenze di tutti? Guardiamo oltre il nostro naso! Cerchiamo di facilitare non solo il nostro lavoro, ma anche quello degli altri e senza essere dei giuristi e burocrati! Facciamo in modo che la nostra percezione olistica sul sistema antincendio sia il valore aggiunto che proponiamo!
Questo è il nostro approccio umanistico alla progettazione.
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